Sono Maurizio Malè di Viterbo.
Seguendo le orme di mio fratello maggiore Franco (campione mondiale di body building), a 16 anni ho iniziato una “vita fatta di sport” frequentando dapprima la scuola calcistica e poi il pugilato dilettantistico, dove ho vinto diversi incontri.
All’età di poco più di vent’anni, all’improvviso ho avuto un infarto miocardico acuto e per i dodici anni successivi ho sinceramente creduto di essere stato solo vittima di uno scherzo della vita. Nel 2000, come a ricordarmi che quello che mi era successo non era stato uno scherzo, ho avuto la mia prima recidiva.
Nel 2002, sono stato colpito da un ictus transitorio che mi ha lasciato per un giorno intero incapace di parlare e farmi comprendere.
L’anno successivo, a causa di una stenosi critica, sono stato sottoposto ad angioplastica coronarica solo parzialmente ridotta con l’intervento, a seguito della quale mi è stato impiantato un defibrillatore.
Nel 2013 inizia una serie di problemi legati ad infezioni della tasca del defibrillatore per i quali subisco diversi interventi fino al 2015 quando, durante il ricovero all’Ospedale Gemelli per la riprogrammazione del defibrillatore sottocutaneo, i medici constatavano una severa dilatazione e disfunzione del ventricolo sinistro.
Da questo momento, dato il mio quadro clinico, venivo invitato a rivolgermi con urgenza ad un centro trapianti ed iniziavo il percorso clinico-assistenziale per Insufficienza Cardiaca. Dopo un periodo di esami clinici e diagnostici, finalmente venivo inserito in lista attiva per il trapianto.
Dopo una vita di battaglie e di sfide sportive importanti, con tanti successi nazionali e internazionali, che mi hanno insegnato a gestire emozioni, stress e paure, dopo una vita meravigliosamente intensa, con tanta volontà e voglia di vivere, all’improvviso è arrivata la mia battaglia più importante, quella decisiva, la più difficile di tutte….
Dopo circa 18 mesi durante i quali la paura del trapianto si intrecciava confondendosi con quella di non fare in tempo, veniva individuato un donatore compatibile e venivo sottoposto a trapianto di cuore. Il 24 marzo 2018, ho subito un trapianto di cuore.
Superato il trapianto e la riabilitazione forse ancora più dura dell’intervento stesso, emergeva in me il desiderio di incontrare i famigliari del mio donatore per ringraziarli del dono che mi avevano fatto.
La legislazione italiana tutela la privacy sia del donatore che del donante ma per una serie di circostanze cui non avevo prestato grande attenzione nel momento in cui si sono presentate, sono risalito al mio donatore e, da lì, ai suoi famigliari.
L’incontro con loro è stato qualcosa di unico ed estremamente emozionante.
È stato come un salto nel vuoto, non sai cosa ti aspetti perché non sai quello che si può innescare da quell’incontro.
Dietro ad un trapianto ci sono lacrime di dolore da un lato e la gioia di tornare a vivere dall’altro.
Ciò che mi ha sorpreso di quell’incontro è stato il trovare una famiglia composta nel proprio dolore ma quello che più mi porto dentro è il legame profondo ed inspiegabile che non richiede di essere disciplinato o gestito; ognuno di noi conosce esattamente il proprio posto ed il proprio ruolo nella vita dell’altro.
Credo che permettere a chi ha perso una persona cara che ha donato qualcosa di così grande di conoscere personalmente colui che grazie a quel dono ha guadagnato un pezzo di vita in più, sia il miglior balsamo per lenire quel dolore.
Il 7 aprile correrò la Stracittadina della XXV Maratona Internazionale di Roma per sostenere Fondazione Cuore Domani, la Onlus dei cardiochirurghi italiani, che si occupa di ricerca per la prevenzione e cura delle malattie cardiovascolari.
La Ricerca è fondamentale per salvare molte vite… come la mia!
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Alessandro Parolari è il nuovo presidente della Società Italiana di Chirurgia Cardiaca (SICCH) per il biennio 2023-2024. È quanto ...
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