La dottoressa Francesca Nicolò e il Dottor Antonio Lio sono una coppia di cardiochirurghi. Più semplicemente, marito e moglie che condividono la stessa, impegnativa, professione. Una scelta di vita condotta fianco a fianco, oggi allargata all'esperienza della Fondazione Cuore Domani della quale sono autorevoli esponenti. Con loro tratteremo alcuni temi legati alla loro esperienza personale, per trarre qualche insegnamento utile a tutti noi, senza trascurare la prevenzione delle malattie cardiovascolari e i corretti stili di vita. Dei quali si parla tanto ma decisamente non sempre recepiti come si deve.
Dottoressa Nicolò, inutile nascondere che siamo curiosi di sapere come è nato il vostro sodalizio nella professione e nella vita.
< Domanda che ovviamente mi fa sorridere, ma lecita. L’amore è arrivato l’ultimo anno durante la specializzazione a Roma. Di fatto, io e Antonio siamo stati “vicini” solo per un anno: la sua partenza per Massa Carrara dove ha condotto una bellissima esperienza professionale e la mia esperienza prima al Bambino Gesu’ in cardiochirurgia pediatrica e dopo a San Donato Milanese,dove ho avuto modo di approfondire anche la cardiochirurgia del congenito adulto (GUCH),hanno sancito le nostre prime difficoltà. Abbiamo trascorso un anno intero sui treni, ci vedevamo in momenti ed orari improponibili: le difficoltà, inizialmente, sembravano veramente insormontabili! Poi pian piano le cose si sono sistemate per entrambi, passando da una esperienza di vita e lavorativa a Milano fino al nostro ritorno a Roma, al San Camillo, dove entrambi abbiamo il piacere di lavorare con il Professor Musumeci, eccellente chirurgo persona eccezionale. >
Dottor Lio, la famiglia è il fondamento di una società ma è facile comprendere la complessità e il tempo che richiede la professione cardiochirurgica.
< Questo mestiere richiede una applicazione costante ed un continuo lavoro sul paziente. Il lavoro del cardiochirurgo non si esaurisce assolutamente sul tavolo operatorio, anzi,comprende una costante riflessione sulla patologia e caratteristiche del malato, che ci portano ad affrontare scelte complesse e delicate sia nel periodo preoperatorio sia nel postoperatorio;questo ovviamente si traduce anche nella necessità di aggiornarsi e studiare costantemente. La delicatezza del mestiere fa sì che un cardiochirurgo difficilmente riesca a “staccare la spina”anche quando abbandona l’ospedale, ma, a mio modo di vedere, la famiglia ed il tempo trascorso in famiglia sono sacri. L’impegno mio e di mia moglie è sempre stato quello di cercare di non portare le nostre problematiche di lavoro a casa, soprattutto per il bene di nostro figlio, in modo che il poco (ahimè) tempo che abbiamo a disposizione per stare tutti insieme sia di ottima qualità. La serenità in famiglia è fondamentale per poter affrontare anche il nostro difficile lavoro in maniera adeguata. >
Dottoressa Nicolò, ci descriva il vostro percorso professionale. Come è iniziato e oggi come si svolge?
< Come dicevo, ad oggi, io e Antonio siamo “colleghi per la vita”.. c’è da dire che riusciamo,comunque, a conciliare tutto: ci siamo sempre, sin da subito, occupati di cose abbastanza differenti, perseguendo ambiti di interesse diversi, pur perseguendo lo stesso obiettivo. Il nostro percorso professionale è iniziato a Roma, entrambi specializzandi al Policlinico Tor Vergata, dove abbiamo trascorso un periodo formativo molto bello e costruttivo.Successivamente, abbiamo perseguito strade differenti: Antonio ha approfondito l’aspetto della cardiochirurgia mini-invasiva in un Ospedale di Massa Carrara, mentre io ho voluto approfondire un aspetto della cardiochirurgia che mi ha sempre affascinato, ovvero la pediatrica e la chirurgia del congenito adulto: l’esperienza trascorsa al Bambin Gesù di Roma,così come quella vissuta a San Donato Milanese, hanno gettato le basi per la mia formazione attuale. Successivamente, abbiamo iniziato a lavorare a Milano entrambi, ma in strutture diverse: 3 anni a Milano, sono stati molto costruttivi ai fini della nostra carriera di giovani chirurghi.
Dottor Lio, la cardiochirurgia, come tutta la medicina, è in continua rapida evoluzione.Vuol dire anche avere il tempo e, mi permetta, l'energia, di affrontare un confronto continuo con i colleghi di tutto il mondo, spesso in sedi lontane…
< Questo è fondamentale. Come dicevo prima, il costante aggiornamento, che prevede anche il confronto con altri colleghi, è importantissimo per garantire sempre il massimo a pazienti di cui ci dobbiamo e vogliamo prendere cura. Oggi, grazie al continuo evolversi della tecnologia,in pochi istanti abbiamo la possibilità di comunicare con persone dell’altra parte del mondo;ma, in ambito chirurgico, è ancora importante sperimentare in prima persona una qualsivoglia nuova tecnologia, in relazione alla complessità delle patologie che si affrontano. Questo ci porta ovviamente a viaggiare molto, ma la continua voglia di apprendere garantisce di trovare l’energia necessaria per affrontare tutto questo, soprattutto per cardiochirurghi giovani come noi.
Dottoressa. Qual è la patologia più ricorrente nei suoi pazienti?
alla patologia da cui sono affetti. Questo l’ho notato soprattutto nella mia precedente esperienza Milanese dove la presenza di tante cardiochirurgie ha reso necessaria una implicita“subspecializzazione” nel trattamento delle singole patologie. Da ciò ne derivano Centri che trattano maggiormente i pazienti affetti da coronaropatia, così come altri Centri nei quali si effettuano prevalentemente interventi chirurgici in pazienti affetti da valvulopatie trattati con mini-accessi, o centri nei quali, ad esempio, l’eccellenza riguarda il trattamento della patologiaaortica in toto. In questo, devo riconoscere che la struttura nella quale lavoro attualmente si caratterizza per un trattamento di tutta la cardiochirurgia con lo stesso livello di efficienza per tutti gli ambiti. >
Dottore, come cambia la vita di una persona e della sua famiglia quando viene colpita dauna patologia cardiaca?
< Come spesso dico ai pazienti “l’intervento cardiochirurgico” è quella tipologia di esperienza che una persona spera di dover affrontare solo una volta nella propria vita. La complessità e delicatezza degli interventi viene quasi sempre percepita dai pazienti, generando in essi sentimenti quali ansia e paura. Sono però questi stessi sentimenti che (nella maggior parte dei casi, ma ahimè non in tutti) portano i pazienti, dopo aver superato con successo tutto il percorso che segue un intervento al cuore, ad una correzione del loro stile di vita, eliminando tutti quei fattori di rischio che possono aver condotto allo sviluppo della patologia cardiovascolare.Inoltre, l’unicità dell’esperienza di un intervento al cuore ed il carico di emozioni che accompagna il paziente in questo suo percorso, porta molto spesso il paziente stesso e la sua famiglia a riflessioni molto più profonde legate all'importanza della vita: molti pazienti mi hanno raccontato che l’intervento cardiochirurgico a cui si sono dovuti sottoporre ha rappresentato lo stimolo o la motivazione che ha condotto ad un recupero di una unione familiare che per altri motivi si era persa. >
Dottoressa Nicolò, è sempre tempo di confronti, certo. In base alla vostra esperienza di medici sul campo, i cardiochirurghi italiani cosa rappresentano nel panorama internazionale?
< I cardiochirurghi italiani rappresentano un’eccellenza nel panorama internazionale. Alcuni dei loro nomi, ne sono certa, resteranno alla storia.. >
Dottor Lio, cosa vi ha indotto a prestare la vostra collaborazione alla Fondazione Cuore Domani?
< La ringrazio per la domanda perché mi da l’occasione di ringraziare il Prof. Parolari per questa ella opportunità che mi è stata data. La collaborazione con la Fondazione nasce ovviamente dalla volontà di rimarcare gli obiettivi che la stessa Fondazione si prefigge: le malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi la causa più frequente di morte in Italia, essendo responsabile di circa il 36% dei decessi. È di conseguenza fondamentale promuovere la ricerca scientifica e progetti di prevenzione, educazione alla salute e divulgazione delle conoscenze scientifiche nel campo delle malattie cardiovascolari, specie quelle che poi possono portare alla necessità di un intervento cardiochirurgico. Spero che questa piccola testimonianza possa essere utile e che possa incoraggiare molte persone a sostenere la Fondazione Cuore Domani.>
Anche con voi, dedichiamo uno spazio ai pazienti e alle loro famiglie. Siete specialisti che trascorrono tanto tempo nelle sale operatorie. Quale è l'importanza del dialogo e della comunicazione?
Francesca Nicolò: < È fondamentale: senza dialogo, senza comunicazione, senza “empatia”medico-paziente il chirurgo è solo un meccanico. Io, i miei pazienti, li guardo sempre negli occhi,cerco di sorridere loro, di trasmettere la serenità che cercano da una semplice stretta di mano prima di andare in sala operatoria. e quello che dico sempre, a tutti, è di “crederci”: l’aspetto propositivo rende sicuramente tutto più semplice. Ho visto pazienti morire, perché si sono letteralmente, psicologicamente lasciati andare. >
Antonio Lio: < Concordo. Gli ultimi anni hanno visto un continuo degradamento del rapporto medico-paziente. Una buona sanità passa anche dal recupero di questo rapporto; di conseguenza il mio consiglio è duplice: il primo per i colleghi medici, rimarcando l’importanza che può avere un sorriso, una stretta di mano o un minuto in più dedicato al colloquio al paziente. Il secondo è per gli stessi pazienti: deve essere recuperata la fiducia nella figura del medico; un atteggiamento positivo e di rispetto nei confronti del proprio curante è molto importante perché questo rapporto torni a funzionare. >
Dottore, buoni consigli per la salute del cuore di ci sta leggendo?
< In questo ovviamente sarò ripetitivo, ma la prevenzione è sicuramente il consiglio migliore.Nella maggior parte dei casi noi cardiochirurghi affrontiamo e risolviamo le conseguenze di patologie insorte a causa dei classici fattori di rischio cardiovascolari. Una attenta correzione di questi fattori di rischio è pertanto fondamentale; di conseguenza:
Ovviamente in quelle categorie di pazienti a rischio cardiovascolare maggiore (pazienti ipertesi, diabetici, ipercolesterolemici) si raccomanda uno scrupoloso controllo di queste patologie, seguendo le prescrizioni del proprio medico curante. >
Alessandro Parolari è il nuovo presidente della Società Italiana di Chirurgia Cardiaca (SICCH) per il biennio 2023-2024. È quanto ...
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